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- L'arte greca | ProfCasilli
The Greek Civilization In this section, we will deal with the Greek civilizations that develop on the Aegean Sea Area starting from 3,000 BC. C. Obviously we will deal with it from an artistic point of view, but, as we have now begun to understand, art is always an expression of the life, culture and history of a people and technological advances are important in this history, as well as encounters with other civilizations. Evolution is always generated by meetings, exchanges and the broadening of one's perspectives. When you stop confronting, for fear of losing your identity, evolution stops, tries to counter the story that continues to advance and, generally, dies . L’arte greca è la base della nostra cultura artistica perché ha dettato regole e modelli che hanno continuato ad essere utilizzati per secoli . Quando si parla di arte greca s'intende non soltanto quella prodotta nella penisola greca, ma anche quella creata nelle colonie. L’arte greca è un insieme di tentativi, durati secoli, di ottenere la perfezione in tutti i campi : rappresentare un individuo umano di straordinaria bellezza, creare un edificio armonioso e costruito secondo rapporti matematici, come il tempio, o una struttura inserita perfettamente nell’ambiente naturale come il teatro. Linea del tempo La storia greca comincia con l’invasione dell'isola di Creta da parte dei Dori, una popolazione che, nel XII secolo a.C., sconfisse i Micenei e si impose su tutta la penisola greca creando, in un lungo periodo, tanti centri che condividevano religione, lingua e un’economia legata all’agricoltura e al commercio per mare . Questi centri, chiamati poleis , cercarono spazi di espansione prima a Oriente e poi a Occidente. I Greci, infatti, fondarono colonie in Asia Minore , l’attuale Turchia, (Efeso, Smirne, Alicarnasso), nella zona chiamata Magna Grecia (l’attuale Italia meridionale) e in Sicilia , e anche in Spagna e Africa. Queste colonie mantenevano usi e tradizioni della madrepatria. Diversamente da altre civiltà antiche, caratterizzate da un rigido potere centrale e una casta sacerdotale potente, nelle poleis greche i cittadini si sentivano liberi e partecipavano intensamente alla vita della propria città e non obbedivano ciecamente alle imposizioni della religione. L’abitudine a porsi domande sul perché delle cose senza accettare passivamente la volontà degli dèi portò alla nascita della democrazia (= la partecipazione dei cittadini al governo della città) e della filosofia (= la scienza che studia il perché delle cose). CRETA Overview Le Città palazzo Il Palazzo di Cnosso Elementi architettonici Dipinti Vasi minoici CRETA La civiltà che si sviluppa sull'isola di Creta, a partire dal 2.600 a. C. circa, è detta MINOICA e prende il nome dal mitico re Minosse. I Cretesi sono abili navigatori e danno vita ad una civiltà pacifica (le loro città non sono circondate da mura di difesa) e raffinata . Intorno al 1.200 a. C. l'isola viene conquistata dai Micenei, ponendo fine a questa civiltà. Heraklion Archaeological Museum Heraklion Archaeologic Museum-materiali in 3D Catalogo -The Archaeological Museum of Herakleion Alcuni manufatti interessanti che puoi vedere nel catalogo del Museo Archeologico di Heraklion pag. 77 - il palazzo pag. 83 - modelli in creta del palazzo pag. 100 - modelli colonne pag. 104 - altalena pag. 108 - la dea dei serpenti pag. 212 - esempio di scrittura lineare A pag. 220 - vasi pagg. 274-75; 281; 287-288; 290- vasi di soggetto marino (piovra) pagg. 308- 327 - gioielli pagg. 330-331 - tessere del mosaico della città pagg. 338-345 - sigilli in pietre dure incise pag. 402 - moneta con labirinto (III a. C.) Città palazzo : città la cui estensione coincide con quella del palazzo del re, articolato in tanti ambienti e su più livelli. Il cuore delle città cretesi erano i vasti ed eleganti palazzi reali in cui si concentravano il potere politico, quello religioso e le attività artigianali. L'assenza di mura difensive testimonia il carattere pacifico del popolo cretese. Si parla di città-palazzo , composte da molti edifici. L'arte cretese è gioiosa e prende spunto dalla natura (in particolare dal mare) e dalla società del tempo, come testimoniano i dipinti che decorano le sale dei palazzi, ma anche l'arte vascolare. Quello di Cnosso è il più importante palazzo di Creta ed è il simbolo della civiltà cretese. Gli scavi dell'area in cui sorgeva il palazzo vennero condotti dall'archeologo Arthur Evans nei primi decenni del Novecento. A lui si devono il consolidamento delle fragili strutture con inserti di cemento e la ricomposizione con colori vivaci delle pitture. La ricostruzione di Evans ha sollevato numerose critiche: si tratta infatti di interventi non reversibili, con materiali moderni, che è molto lontana dalla sensibilità di oggi che mira, invece, a conservare le strutture antiche senza cercare di cancellare il passaggio del tempo e che cerca di utilizzare gli stessi materiali utilizzati anticamente. Il palazzo, costruito intorno al 1.600 a. C., si sviluppava lungo una collina di fronte al mare. Era composto da circa 1.300 ambienti che si diramavano a partire da un grande cortile centrale nel quale si svolgevano riti religiosi, cerimonie e spettacoli. Oltre alla residenza del re , vi erano abitazioni , uffici per l'amministrazione, luoghi di culto , aree per gli spettacoli , botteghe e numerosi magazzini . Gli ambienti si articolavano su più livelli ed erano collegati tra loro da scale , corridoi e terrazze che creavano un vero e proprio labirinto ; logge e cortili consentivano l'illuminazione dei diversi ambienti. architrave abaco echino capitello fusto della colonna base della colonna Elementi architettonici Nel palazzo di Cnosso, troviamo delle colonne molto particolari in cui il fusto è più largo in alto e più stretto in basso. Accanto all'immagine trovi i nomi delle diverse parti fondamentali di una costruzione architettonica che abbiamo già cominciato a conoscere. Sul tuo quaderno di arte ricopia la colonna con la base, il capitello e l'architrave, trascrivi i nomi delle diverse parti e prova a darne una definizione. In the image we see a glimpse of the throne room. The walls are decorated with paintings representing pairs of griffins facing each other. Griffins are mythical animals with a lion's body and an eagle's head. They are symbols of determination and wisdom, qualities necessary for a king. Le pareti del palazzo sono decorate con colori vivaci . La tecnica utilizzata è la tempera stesa su pareti preparate con stucco, come già facevano gli egizi. I soggetti rappresentati sono persone, animali e piante. Splendido è il dipinto con la rappresentazione di delfini e pesci immersi nell'acqua cristallina del mare. I segni sullo sfondo rappresentano i riflessi dell'acqua in movimento. In questo dipinto, le alghe diventano elementi decorativi della cornice Knossos, Atrium of the dolphins . ! .700 - 1.400 ca. to. C. Il salto del toro (Taurocatapsia), affresco dal palazzo di Cnosso; Museo Archeologico Heraklion Anche questo dipinto proviene dal Palazzo di Cnosso. Osserva come la scena sia incorniciata da una cornice ornata con forme ricurve riempite con varie texture e alternate. Questo motivo e compreso tra cornici lineari più semplici, anche qui con colori alternati e trattini verticali. La scena è dipinta su uno sfondo azzurro uniforme. Al centro un toro in corsa e tre figure umane che rappresentano tre momenti di questo gioco di abilità: a sinistra un atleta afferra il toro per le corna e con un balzo volteggia sulla schiena dell'animale e poi atterra dietro l'animale. video-il salto del toro Vasi minoici Un aspetto interessante dell'arte cretese è quello che riguarda i vasi dipinti. Si tratta di oggetti con forme particolari e decorazioni molto raffinate. I temi sono influenzati dall'ambiente che caratterizza l'isola di Creta: piante, fiori e il mare. Ci sono anche vasi con decorazioni geometriche in cui prevalgono linee curve e spirali, probabilmente legate alla stilizzazione delle onde del mare. Lo stile di Kamares prende il nome da una località nella quale un buon numero di questi vasi sono stati ritrovati. I colori utilizzati sono: rosso, bianco, giallo su sfondo scuro. Nel XII secolo prevale il tema marino con conchiglie, polipi, pesci e alghe. Qui lo stile è più naturalistico e gli sfondi sono generalmente chiari. Vasi del XVIII secolo a.C. dipinti in stile di Kamares al Museo archeologico Heraklyon, Creta. Foto di Bernard Gagnon, Licenza Creative Commons Cratere con piede cilindrico in stile Kamares, terracotta dipinta, altezza 45 cm; 1750 - 1700 a. C., Museo Archeologico Heraklion ; autore dell'immagine I. N. Rython in stile marino, terracotta dipinta, altezza 20 cm, diametro dell'imboccatura 7, 1 cm, 1500 - 1450 a. C.; provenienza: Festo, Museo Archeologico Heraklyon ; autore dell'immagine:I. N. Vaso con polipo e fondale marino; terracotta dipinta, 1500 - 1450 a. C., altezza 27 cm. Provenienza dal sito di Palaikastro, zona est di Creta; Museo Archeologico Heraklion . Foto di E. S. Rython in stile marino, terracotta dipinta, altezza 32 cm; 1500 - 1450 a. C.; provenienza: sito di Zakros, Museo Archeologico Heraklion ; autore dell'immagine I. N. Micene Porta dei Leoni Tesoro di Atreo Oggetti in metallo Micene La civiltà micenea si sviluppa a partire dal 700 a.C. nella penisola del Peloponneso occupata dagli Achei, un popolo di guerrieri , pastori e agricoltori che abitava città-stato indipendenti, dominate da diversi re, fra le quali la più importante era Micene, da cui questa civiltà prende il nome. Le città rispecchiano il carattere del popolo: non presentano la raffinatezza delle città-palazzo cretesi; sono collocate in posizione elevata e sono protette da mura di difesa imponenti , realizzate con enormi blocchi di pietra, tanto da far nascere la leggenda che fossero state costruite da giganti. I micenei attaccarono e conquistarono Creta, ma, in un certo senso, furono a loro volta conquistati dall'arte e dalla cultura minoiche, tanto da riportare nei loro palazzi decorazioni e oggetti ispirati all’arte cretese. I micenei vennero a loro volta sconfitti da un altro popolo greco, i Dori, intorno al 1100 a.C. Nel 1879, l'archeologo Heinrich Schliemann, guidato dalle pagine di antichi storici greci, oltre che dai poemi omerici, compì diversi scavi a Micene scoprendovi le cosiddette tombe degli Atridi e i loro grandi tesori. La Porta dei Leoni La Porta dei Leoni era l'accesso principale alla città di Micene. Prende il nome dalla decorazione a bassorilievo sul triangolo di scarico, sopra l'architrave. Vediamo due leoni rampanti, cioè con le zampe sollevate, disposti in modo simmetrico ai lati di una colonna. Per la costruzione della porta, viene applicato il sistema trilitico . Risale al 1300 a.C. circa, e fa parte del sistema di fortificazioni delle mura ciclopiche. Non venne mai sepolta, anzi indicava il luogo dei resti di Micene quando l'archeologo tedesco Heinrich Schliemann scavò con successo la rocca e la necropoli. Porta dei Leoni a Micene, 1300 a. C. ; foto: licenza Creative Commons Il Tesoro di Atreo Il Tesoro di Atreo , anche noto come Tomba di Agamennone , è una tomba monumentale interamente sotterranea, scoperta da Heinrich Schliemann all'esterno delle mura di Micene. Si tratta di una tomba a tholos , costruita cioè, con circoli di pietre inclinate di circonferenza sempre più stretta in modo da formare un cono. La falsa cupola è alta tredici metri e ha un diametro di 14,50 metri: per trovare una costruzione in muratura con una copertura voltata altrettanto ampia si deve aspettare fino al periodo romano quando viene costruito il Pantheon, 1400 anni dopo. Grande attenzione fu posta nel posizionamento delle enormi pietre, sia per garantire la stabilità alla volta, gravata dalla forza di compressione generata dal grande peso, sia per ottenere una superficie interna perfettamente levigata, dove un tempo dovevano risaltare le decorazioni in oro, argento e bronzo. Il dròmos è un corridoio scoperto e inclinato che conduce alla tholos; è lungo 36 metri e ha pareti rivestite di pietre. La sala circolare della tholos era un luogo di culto, mentre attraverso un accesso laterale si accedeva alla camera funeraria vera e propria, scavata con una forma pressoché cubica. Il portale di ingresso del tumulo presentava una ricca decorazione: semicolonne in calcare verde con motivi a zig-zag sul fusto, un fregio con rosette sopra l'architrave della porta e decorazione a fasce con spirali per la lastra in marmo rosso che chiudeva l'apertura triangolare di alleggerimento sopra l'architrave . I capitelli sono a cavetto, simili a quelli lotiformi egizi. Altre decorazioni erano intarsiate con porfido rosso e alabastro verde, un lusso sorprendente per l'età del bronzo . Gli elementi decorativi ritrovati durante gli scavi si trovano al British Museum di Londra. Oggetti in metallo Nel corso degli scavi archeologici condotti da Schliemann, vennero alla luce diversi oggetti che testimoniano la grande abilità dei Micenei nella lavorazione dei metalli Museo Archeologico Nazionale di Atene VIRTUAL TOUR- Museo Archeologico Nazionale di Atene VIDEO - Le civiltà egee Arte Greca L’arte greca si suddivide in quattro periodi principali: Periodo Geometrico : IX - VII sec. a. C Periodo Arcaico : VII - metà del V sec. a.C.: si pongono le basi dell’architettura (in particolare del tempio) e si realizzano le prime sculture nella forma di kouroi e korai (giovinetti e giovinette). Periodo Classico : metà del V sec. - metà del IV sec. a.C.: periodo di massimo splendore dell’arte greca. Periodo Ellenistico : dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) al I sec. a.C: periodo di diffusione dell’arte greca in tutto il mondo conosciuto con sviluppo di caratteri nuovi (espressione del sentimento, attenzione per gli aspetti sgradevoli dell’esistenza, architettura monumentale). Periodo geometrico (XI - VIII sec. a. C.) È il periodo in cui i Dori conquistano i territori dei Micenei. Di questo periodo ci sono arrivati prevalentemente vasi dipinti decorati con motivi geometrici (da cui deriva il nome dato a questo periodo). Molti vasi sono stati ritrovati soprattutto in Attica, nella necropoli di Atene presso il Dìpylon (antica porta di Atene). Sono vasi molto alti e venivano utilizzati per segnalare una sepoltura. Presentano una tipica decorazione con vernice nera su sfondo chiaro , costituita da figure astratte : meandri , greche , svastiche , triangoli e linee orizzontali di separazione . Anche eventuali figure di uomini e animali sono estremamente stilizzati . MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI ATENE Didatticarte - Arte greca - periodo geometrico Denominazione delle parti di un vaso. Principali forme ceramiche e loro funzioni (da Arte. Una storia naturale e civile. Vol 1, Einaudi scuola), ripreso dal Diariodell'arte.it Lettura dell'opera Anfora della lamentazione funebre (760 - 750 a. C.) Questo grande vaso è stato ritrovato presso il Dypylon (porta monumentale di Atene, costruita nel IV sec. a. C., con due ingressi e che conduceva al quartiere dei vasai), in una necropoli con sepolture datate tra il IX e il VII sec. a. C. Alto 1,55 m, è conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene. Si tratta di un'anfora funeraria , in stile tardo-geometrico. L'anfora era destinata ad essere usata come "segnale" per la sepoltura di una nobile donna ateniese, appartenente ad una famiglia importante che poté permettersi di commissionare il vaso funerario dotato di simili dimensioni monumentali, il più antico a noi giunto. Il vaso, che poteva ricevere le libagioni versate dalle persone in lutto, aveva funzione essenzialmente commemorativa e funeraria: era ad un tempo il segno della tomba della nobildonna e un monumento alla sua memoria. Il tipo di vaso era determinato dalla tradizione: nel secolo precedente, quando gli ateniesi usavano cremare i loro morti, per le ceneri delle donne si usavano le anfore, per quelle degli uomini i crateri. L'anfora presenta 65 fascie sovrapposte che girano tutt'intorno al vaso e hanno ampiezza variabile, a seconda della posizione. Le fasce presentano motivi con greche, meandri, rombi, triangoli. Al centro, in corrispondenza dei manici, vi è una scena di lamentazione funebre in onore di una donna. Vi compaiono 39 figure stilizzate necropoli = dal greco, vuol dire 'città dei morti' ed è un luogo, generalmente fuori dalla città, dove venivano sepolti i defunti anfora = vaso di terracotta con due manici. Il corpo può avere diverse forme, a seconda di ciò che era destinato a contenere cratere = grande vaso utilizzato per mescolare vino e acqua. Ha una imboccatura molto ampia e due manici nella parte bassa del corpo libagione = offerta sacrificale di bevande particolarmente diffusa nei riti dell'antichità in modo geometrico. Al centro vi è il corpo della defunta sdraiato su un letto, davanti, alcune figure femminili accovacciate per terra, sono riconoscibili dai lunghi abiti che coprono le gambe. Si osservi il canone di proporzione che è stato utilizzato: la testa è un piccolo cerchio con una protuberanza all'altezza del mento, l'altezza di testa e collo è metà dell'altezza del tronco, il busto (mostrato frontalmente) è un triangolo con bastoncini al posto delle braccia. Il corpo è quasi tagliato in vita e alle ginocchia: le distanze tra vita e ginocchio e tra ginocchia e piedi sono praticamente identiche. La silhouette del Dipylon con le sue articolazioni è la somma di parti distinte e matematicamente correlate. Nella rappresentazione della scena viene evitata la sovrapposizione delle figure . La coperta a scacchi che dovrebbe ricoprire il cadavere della nobildonna è mostrata come una tenda tesa al di sopra del suo corpo con il bordo inferiore che ne segue la linea in modo da non confondersi con esso. Tutte le figure sono poste sullo stesso piano ; i dolenti che si trovano a fianco del letto funebre in realtà lo circondavano in un pianto rituale. Allo stesso modo, le figure sotto il feretro si trovavano di fronte ad esso. Attraverso l'appiattimento dello spazio quasi niente risulta nascosto. Il vaso a causa delle dimensioni è stato costruito in sezioni riunite in un secondo momento; l'angolo acuto, formato dall'incontro tra la forma ovoidale del corpo e la forma cilindrica del collo, è stato lasciato in evidenza. Il ceramista infine ha aggiunto due maniglie doppie. La struttura sembra rispondere ad un preciso schema proporzionale: l'altezza è doppia della larghezza, il collo è la metà dell'altezza del corpo. La parte pittorica è stata eseguita con una soluzione di argilla e acqua, che sarebbe diventata scura dopo la cottura del vaso. Periodo arcaico (VIII - VI sec. a. C.) Epoca in cui sorgono le colonie della Magna Grecia; vengono edificati i primi templi e realizzate le prime sculture con soggetto umano, i koùroi e le kòrai . Le figure, anche se rigide, sono già idealizzate, esprimono cioè una bellezza idealizzata e una perfezione inarrivabile per gli uomini comuni. I vasi di quest’epoca sono decorati con figure umane dipinte di nero. Statua in marmo rappresentante un kouros, ritrovato ad Anavyssos, Attica ca. 530 a. C.; altezza 195 cm Le due opere sono conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene statua in marmo di una kore, trovata a Merenda, in Attica (550-540 a. C.); altezza 235 cm, compreso il piedistallo La ricerca del corpo perfetto La bellezza del corpo umano era per i Greci una vera ossessione. Sin dall'epoca arcaica cominciarono a creare statue a grandezza naturale cercando di realizzare una figura umana perfetta. Queste prime sculture raffigurano generalmente giovani maschi nudi, i cosiddetti Kouroi (singolare Kouros). Non si tratta di ritratti di personaggi reali, ma di rappresentazioni dell'uomo ideale: atletico, giovane, sicuro e con un leggero sorriso sulle labbra, ad indicare la superiorità di chi sa di essere superiore. Tra le sculture arcaiche, si trova anche la Kore , una figura femminile vestita (al plurale korai). Come il kouros, ha una posizione rigida, forme massicce e lo stesso sorriso, appena accennato. La kore porta sempre il peplo, il tipico abito delle donne greche, che scende liscio lungo il corpo e ha il braccio sinistro sollevato per tenere un'offerta. Kuroi e korai, infatti, venivano realizzati per i santuari, come doni alle divinità. Le statue, inoltre, erano colorate con tinte molto vivaci , esattamente come i templi. Ma questo non toglieva nulla a quel senso di immobile perfezione che queste statue volevano raggiungere. Particolare della Kore Phrasikleia ritrovata a Merenda Ricostruzione cromatica della Kore Phrasikleia Confronto Le statue greche del periodo arcaico presentano dei caratteri simili a quelle della civiltà egizia. STATUA MASCHILE EGIZIA KOUROS (statua greca arcaica postura rigida sguardo rivolto in avanti forma trapezoidale del copricapo (nemes) assenza di espressione del volto braccia lungo i fianchi mani chiuse a pugno gamba sinistra spostata in avanti ginocchio ben definito, ma non piegato entrambe le piante dei piedi poggiano completamente sulla base la statua non viene liberata dalla pietra del blocco da cui è ricavata postura rigida sguardo rivolto in avanti forma trapezoidale della capigliatura sorriso enigmatico braccia lungo i fianchi mani chiuse a pugno gamba sinistra spostata in avanti ginocchio leggermente piegato piede posteriore completamente appoggiato, piede anteriore appoggiato parzialmente statua a tutto tondo: la figura viene completamente liberata dalla pietra non necessaria (osserva: tra le gambe e tra le braccia e il busto Statua di Micerino (2490 - 2472 a. C.) e della regina Khamerernebti II, rinvenuta nel tempio mortuario del faraone a Giza. Museum of Fine Arts, Boston Kouros di Anavyssos visto da dietro Periodo classico (480 - 323 a. C.) È il periodo compreso tra la sconfitta dei Persiani e la morte di Alessandro Magno. Ad Atene vengono realizzati gli edifici sacri dell'Acropoli : l'arte greca vive il suo momento di maggiore splendore. È l'epoca dei grandi scultori Mirone , Policleto , Fidia e Prassitele . Le statue hanno pose più naturali ed equilibrate. La pittura vascolare è caratterizzata da figure rosse su sfondo nero. Dedichiamo particolare attenzione a questo periodo perché gli elementi più originali della cultura e dell'arte greca classica continueranno ad influenzare il pensiero nelle sue diverse forme e l'arte fino ai nostri giorni. Cerchiamo di vedere, di seguito, gli elementi più importanti e caratteristici del periodo. Il primo e più importante aspetto della cultura greca, che influenza profondamente anche l'arte è la razionalità : i Greci, inventori della filosofia , cercano di utilizzare la ragione per comprendere il mondo che li circonda e attraverso la ragione cercano di misurare tutte le cose, definendo una regola di proporzione che utilizzeranno nella scultura e nell'architettura (canone di Policleto ). I filosofi più famosi sono Platone e Aristotele che insegnano nella scuola peripatetica di Atene: una scuola non fatta di aule e banchi, ma un giardino nel quale i filosofi passeggiavano conversando coi loro studenti. I filosofi si ponevano tante domande sui fenomeni della natura, su quale fosse il migliore sistema politico, su ogni aspetto della vita umana. Stupefacente è per noi moderni sapere che l'idea di atomo è stata concepita da un filosofo greco, Democrito, vissuto tra il 460 e il 370 a.C.: l'atomo viene definito come la particella più piccola e indivisibile della materia ed è accompagnato dall'idea di vuoto. Partendo da questa visione, nei secoli successivi filosofi e scienziati studieranno la materia di cui sono fatte tutte le cose, gettando le basi della scienza. Tra gli argomenti trattati dai grandi pensatori greci c'è anche quello della bellezza. È così che si viene a definire il concetto di bellezza ideale : una bellezza perfetta che non esiste nella realtà, ma che deriva dall'insieme di elementi presi da diversi individui. Tali elementi consistono, per esempio nella forma e nella lunghezza del naso, la dimensione, la forma e la distanza degli occhi dal naso e così via per tutte le parti del corpo. La storia Siamo all'epoca della Seconda guerra persiana (480 - 479 a. C.), quando i Persiani, guidati da Serse I di Persia, tentano nuovamente di invadere e conquistare la Grecia dopo il primo e fallimentare tentativo della Prima Guerra Persiana (492 - 390 a. C.), condotta per ordine di Dario I di Persia e conclusasi con la ritirata degli aggressori in seguito alla sconfitta a Maratona . Dopo la morte di Dario, suo figlio Serse impiegò vari anni per pianificare la seconda spedizione, dovendo infatti raccogliere una flotta e un'armata di dimensioni colossali. Gli Ateniesi e gli Spartani guidarono la resistenza ellenica, costituita da un'alleanza militare di circa trentuno poleis (Lega Panellenica). Bisogna anche dire che la maggior parte delle città greche rimase neutrale o si sottomise spontaneamente al nemico. L'invasione cominciò nella primavera del 480 a.C.: l'armata persiana attraversò l'Ellesponto e marciò in direzione della Tessaglia, attraverso la Tracia e la Macedonia. L'avanzata terrestre delle forze persiane venne però bloccata presso il passo delle Termopili , dove un piccolo esercito guidato dal re spartano Leonida I ingaggiò la storica battaglia. Il valore e la determinazione dell'esercito greco permise di ritardare di due giorni l'avanzata dei Persiani. La sconfitta dei greci, tutti uccisi in battaglia, fu dovuta al tradimento di un greco che indicò ai Persiani un passaggio tra le montagne poco sorvegliato che consentì loro di prendere i Greci alle spalle, accerchiandoli completamente. Nello stesso momento, la flotta persiana veniva bloccata da quella Ateniese e dei suoi alleati presso Capo Artemisio . Alla notizia dell'esito della battaglia delle Termopili, la flotta ellenica si trasferì più a sud, in direzione di Salamina. Intanto le forze persiane avevano sottomesso la Beozia e l'Attica, giungendo fino ad Atene, che, abbandonata dai suoi abitanti, venne conquistata e incendiata. I Greci avevano previsto una seconda linea di difesa presso l'iatmo di Corinto, che venne fortificato a protezione del Peloponneso. Temistocle convinse tutti gli alleati ad ingaggiare una battaglia navale nello stretto braccio di mare che separava l'isola di Salamina dalla costa attica sfruttando la grande manovrabilità delle navi greche, più piccole rispetto alle grandi e pesanti navi da guerra persiane, lente e difficili da manovrare nello stretto braccio di mare scelto dai greci come teatro della battaglia. I persiani sconfitti, si ritirarono tornando in Asia, lasciando in Grecia un esercito di 300 000 soldati. Anche questo contingente persiano venne sconfitto dagli Ateniesi e dai loro alleati, la primavera seguente nella battaglia di Platea, per terra e nella battaglia navale di Micale. I Persiani furono costretti a ritirarsi e persero la loro influenza economica e commerciale sul Mar Egeo . Nel 479 a.C. i greci attaccano i Persiani scacciandoli definitivamente dall'Europa, dalle isole dell'Egeo e dalle colonie greche della Ionia. Per i Greci la bellezza esteriore corrispondeva a qualità positive della persona : un po' come dire che una persona bella era per loro anche buona. I Greci inventano anche il teatro : commedie e tragedie che vengono rappresentate da attori professionisti (solo uomini) all'interno di luoghi creati apposta, i teatri, appunto. Molti aspetti del teatro moderno derivano da quello greco, sia nel modo di organizzare lo spettacolo che nella forma dell'edificio stesso. I Greci inventano anche la democrazia , cioè un sistema politico basato su una rappresentanza della popolazione. Certo, rispetto ad oggi ci sono delle differenze, ma il principio di base è ancora quello: non c'è un'unica persona che decide per gli altri, ma un insieme di persone, scelte dai cittadini, che discutono insieme e prendono quindi le decisioni migliori per tutta la popolazione. Arte Greca del Periodo Classico Vediamo ora alcune delle opere più importanti e significative realizzate in questo periodo. PITT URA I Greci si cimentano nell'utilizzo di diverse tecniche artistiche, tuttavia, sebbene ci siano testi che descrivono la bravura di grandi artisti, abbiamo pochissimi esempi di dipinti, che sicuramente i Greci realizzavano sia come decorazioni sulle pareti degli edifici, sia come quadri veri e propri appesi alle pareti. Alcune testimonianze riguardano il territorio greco, altre provengono dai territori della Magna Grecia, quindi dall'Italia Meridionale, dove i Greci avevano fondato diverse colonie. La sapienza dei Greci, però non va perduta e sarà la base sulla quale si formerà la pittura Romana. Tomba del tuffatore , visione complessiva; tempera su intonaco (480 - 470 a.C. ca.); dimensioni: 78 x 194 x 98 cm; Museo Archeologico Nazionale di Paestum Unico esempio di pittura di età greca della Magna Grecia, la Tomba del tuffatore è una sepoltura a lastroni, chiusa da una copertura piana, con affreschi sulle pareti interne. Sulla lastra di copertura è dipinto un uomo che si tuffa in acqua: il tuffo simboleggia il passaggio dalla vita alla morte. Sulle quattro lastre, che costituiscono le parti della cassa, sono rappresentate scene tradizionali di banchetto (lati lunghi nord e sud) e personaggi in cammino (lati brevi est ed ovest). I personaggi dei banchetti, a gruppi di due, sono presentati con grande vivacità in diverse posizioni: mentre giocano, suonano o conversano animatamente. Il pittore ha utilizzato la tecnica a tempera con il procedimento della sinopia, su di un intonaco di calce e sabbia, applicato in due strati dei quali il più sottile, in superficie, ben levigato e liscio, contiene anche una polvere di marmo che gli conferisce brillantezza e consistenza. inte del IV secolo a.C. Il dipinto che rappresenta il ratto di Persefone è stato ritrovato nel 1977 in una località vicino a Salonicco, in una tomba vicino a quella di Filippo II il Macedone e probabilmente conteneva le spoglie di un membro della famiglia reale. L'affresco, sebbene rovinato dal tempo, è di alta qualità. La quadriga viene mostrata di tre quarti, le vesti e i capelli sono scompigliati a causa dell’impeto della corsa. La scena è pervasa di grande drammaticità, come si può notare dalla gestualità del dio Ade, che sta ancora salendo sul carro, e soprattutto di Persefone, colta in un’espressione di sorpresa e disperazione. Il dipinto, realizzato verso la fine del periodo classico, presenta grande dinamismo e drammaticità, aspetti che diventeranno di lì a poco caratteristici del periodo Ellenistico Rapimento di Persefone, affresco, 100x350 cm circa (350 a.C. circa), tomba di Persefone, Vergina, Grecia. SCULTURA La scultura nel periodo classico abbandona la rigidità e la staticità arcaiche per assumere maggiore naturalezza . I corpi sono più simili alla realtà e vengono rappresentati in movimento. Discobolo Lancellotti, copia romana del Discobolo di Mirone (450 a.C. ca), realizzata probabilmente nel II secolo d.C.; altezza 156 cm; Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo, Roma La statua del Discobolo Lancellotti raffigura un atleta colto nell’attimo che precede il lancio del disco. Unico esemplare quasi interamente conservato del tipo, la statua è una replica fedele di una delle opere più ammirate dell’antichità: il Discobolo in bronzo dello scultore greco Mirone (ca. 450 a.C.). Scoperto nel 1781 a Roma, sull’Esquilino presso villa Palombara, il Discobolo Lancellotti fece parte per lungo tempo della collezione privata della famiglia Lancellotti (da cui deriva il nome) nel Palazzo Massimo Lancellotti a Roma. Acquistato nel 1938 da Adolf Hitler, è rimasto nella Gipsoteca di Monaco di Baviera fino al 1948. Dal 1953 si trova nel Museo Nazionale Romano. Del Discobolo Lancellotti sono di restauro il polpaccio destro, le dita della mano sinistra, la base ovale che comprende il plinto antico e forse un’estremità inferiore del disco; risultano integrati (riattaccati) il braccio destro e il piede sinistro. Nell'opera coesistono l'idea di equilibrio (piede destro appoggiato sulla base e sinistro di cui appoggia solo la punta) e di movimento espressa dalla posizione del disco colto un attimo prima che venga lanciato. La statua non rappresenta una persona particolare, ma in generale un atleta che lancia il disco. Del discobolo esistono numerosi esemplari, ma soltanto il Discobolo Lancellotti è completo. Nella seconda foto è riprodotto l'esemplare esposto nel British Museum, puoi notare come l'angolo della testa sia diverso. La versione del British Museum era stata trovata priva di testa e restaurata, come si faceva in passato, utilizzando pezzi anche senza avere la certezza che appartenessero proprio a quell'opera. Questa immagine, tuttavia, ci permette di apprezzare il dinamismo della composizione. Discobolo di Mirone , vista frontale; copia romana in marmo dell'originale greco in bronzo (The Townley Diskobolos), II sec. s.C.; proveniente dalla villa di Adriano a Tivoli. Altezza 170 cm; la testa di questa scultura è stata incollata con un angolo scorretto; collocazione: British Museum (Londra) LETTURA DELL'OPERA Doriforo di Policleto Policleto è lo scultore che nel periodo classico definì le regole di proporzione utilizzate da allora in poi per realizzare tutte le parti del corpo in modo perfetto. Queste regole sono raccolte in un libro destinato agli scultori (Canone ). L'insieme delle regole stabilite da Policleto si chiama CANONE DI POLICLETO . Il canone di Policleto stabilisce come unità di 'proporzione' la testa e dice che per realizzare una figura proporzionata l'altezza dev'essere pari a 8 teste. Doriforo di Policleto . Copia romana in marmo dell'originale greco in bronzo(450 a.C.); altezza 212 cm; ritrovato a Pompei e conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) Perché non si parla di misure precise, ma di proporzioni? Vediamo ora le caratteristiche principali: la statua è realizzata in marmo , è alta 212 cm e poggia su un piedestallo è una copia romana ritrovata a Pompei di una scultura greca del periodo classico realizzata da Policleto la statua originale di Policleto era in bronzo nella versione in marmo viene aggiunto un contrappeso a forma di tronco per assicurare stabilità alla scultura la testa è caratterizzata da capelli corti, riprodotti con ciocche ondulate in modo molto minuzioso. il viso è leggermente girato verso destra il viso è armonioso (dimensione della testa e delle sue parti) e corrisponde all'ideale di bellezza la scultura non rappresenta una persona reale, ma una figura idealmente perfetta , colta nel momento più perfetto della vita - la giovinezza il corpo è ben proporzionato (canone di Policleto ) anatomia del corpo molto naturalistica (lo scultore osserva la realtà e riproduce non solo le forme, ma anche la tensione o la rilassatezza dei muscoli per dare naturalezza alla postura del personaggio, Policleto utilizza il CHIASMO A causa della posizione assunta dal personaggio, Policleto conferisce alla scultura del Doriforo un andamento ad S : si tratta di una compensazione della colonna vertebrale che assume il nostro corpo per mantenere al centro il baricentro CANONE DI POLICLETO : l'unità di proporzione è la testa; la figura intera è alta 8 teste CHIASMO : il termine deriva dalla lettera greca detta 'chi' (X) e indica una opposizione tra gli arti superiori e inferiori: braccio destro rilassato lungo il corpo, gamba sinistra piegata braccio sinistro piegato, gamba destra tesa Andamento ad S : dal momento che una gamba è tesa e una è piegata, il bacino risulta inclinato e la spina dorsale assume una curvatura ad S per mantenere al centro il baricentro del corpo Questa statua viene tradizionalmente interpretata come un 'doriforo', cioè un portatore di lancia (un lanciatore di giavellotto, diremmo oggi), anche se gli storici dell'arte stanno ultimamente avanzando altre ipotesi interpretative (cfr. video). Nella mano sinistra chiusa a pugno era sicuramente inserita una lancia in bronzo, che però non è arrivata fino a noi. Osservando bene la statua, si possono vedere ancora delle tracce di colore sulla testa. Fregio del Partenone - British Museum Periodo ellenistico (323 - 31 a.C.) Epoca compresa tra la morte di Alessandro Magno e la battaglia di Azio che, con la conquista dell'Egitto da parte dei Romani, segna il declino della civiltà greca. L'Oriente è ora sotto il controllo dei romani e non più dei greci. L'arte di questo periodo esprime la crisi della civiltà greca : le opere presentano una maggiore accentuazione del movimento , le figure non sono più caratterizzate dalla bellezza ideale, da eleganza e compostezza, compaiono espressioni di emozioni forti sui volti. Laocoonte e i suoi due figli lottano coi serpenti , scultura greca della scuola di Rodi (I secolo), Museo Pio-Clementino, MuseiVaticani Il gruppo del Laocoonte è stato ritrovato nel 1506 sul colle Oppio. Sembra che allo scavo abbiano assistito all’epoca anche Michelangelo e Giuliano da Sangallo, inviato dal papa affinché giudicasse il valore del ritrovamento. È stato proprio Sangallo a identificare la scultura come quella descritta da Plinio. Dopo la scoperta, papa Giulio II, appassionato collezionista dell’arte classica greca e romana, acquistò la statua e la fece posizionare nel cortile delle statue progettato dal Bramante all’interno del Giardino del Belvedere dei Musei Vaticani, il cui scopo era proprio quello di ospitare la collezione artistica del papa. La realizzazione del Giardino ha rappresentato, quindi, una sorta di atto di fondazione dei Musei di cui il gruppo del Laocoonte è ancora una delle opere più importanti. La scultura rappresenta la morte del sacerdote e dei suoi due figli mentre vengono stretti tra le spire dei serpenti marini: qui, Laocoonte è stato raffigurato in un movimento instabile mentre cerca di liberarsi dalla stretta dei serpenti. È evidente lo sforzo così come la tensione anche emotiva del personaggio: è un dolore sia fisico che spirituale quello raffigurato nel gruppo scultoreo tramite la torsione del busto per cui il personaggio assume una posa innaturale , mentre il volto corrucciato testimonia il dolore che prova per sé e per i suoi figli. Questa sua impetuosità e agitazione si contrappongono alla fragilità e alla debolezza delle figure dei figli che pregano per il suo aiuto: lo spettatore non può far a meno di provare empatia con il dolore del padre e dei figli. Nike di Samotracia , scultura in marmo pario (h. 245 cm) di scuola rodia, dalla discussa attribuzione a Pitocrito, databile al 200-180 a.C. circa e oggi conservata al Museo del Louvre di Parigi. La Nike di Samotracia ci è arrivata acefala, cioè priva della testa, questo però non diminuisce il valore dell'opera in cui lo scultore riesce a darci il senso di un grande dinamismo. La figura femminile è posta sulla prua di una nave, ha la gamba destra avanzata, come se stesse per spiccare il volo. L'abito in tessuto leggero aderisce al corpo, lasciandone intravedere le forme, secondo la tecnica del tessuto bagnato che era stata introdotta già nel periodo classico. L'abito svolazza verso il retro della figura, rendendo visibile la forza del vento contrario alla direzione in cui si sta muovendo la nave. La scultura della Vecchia ubriaca ci presenta una figura femminile accosciata che tiene fra le braccia una damigiana di vino decorata con un serto di vite con foglie e grappoli d'uva. La testa girata verso l'alto è quella di una donna anziana il cui viso è segnato da profonde rughe, con le guance cadenti e caratterizzato da un'espressione vacua. Il corpo è smagrito e l'abito è indossato con noncuranza (un braccio completamente scoperto e il pallio che le scende dalla spalla sinistra. Qui la bellezza ideale lascia il posto ad una rappresentazione molto spinta della realtà. La figura incarna il senso di smarrimento di una donna ai margini della società. Mirone di Tebe, La vecchia ubriaca , copia romana da un originale ellenistico del 300-280 a.C. circa; marmo, h 94 cm; Musei Capitolini, Roma Architettura Nel mondo greco le sculture erano spesso il completamento naturale dell'architettura, e in particolare dei templi. Le poleis erano generalmente caratterizzate da una zona più elevata, l'acropoli , sulla quale si concentravano gli edifici destinati al culto (templi). Nella parte bassa della città, invece, c'era una zona dedicata alle attività civili, come attività commerciali, tribunali e luoghi di riunione, nelle quali veniva esercitato il potere politico dell'aristocrazia, espressione della democrazia greca (l'agorà ). Anche il tempio era espressione della cultura razionale greca e della ricerca dell'armonia, ottenuta attraverso una ricerca delle proporzioni geometriche delle sue diverse parti. L'armonia riguardava anche la collocazione del tempio in relazione agli edifici circostanti. Oltre al tempio, un altro edificio di grande importanza era il teatro, luogo della cultura, aperto a tutti, i cittadini. Il tempio Il tempio greco deriva dal mègaron, la sala principale del palazzo miceneo, cui però veniva assegnata una funzione di culto. La statua della divinità era collocata nella sala più lontana dall'ingresso ed aveva, generalmente, dimensioni mastodontiche, in modo da poter essere vista dai cittadini che, non potendo accedere al tempio, sostavano sulla piazza antistante, sulla quale si trovava anche l'altare per i sacrifici. Inizialmente il tempio era costruito con mattoni, legno e terracotta e si ispirava ai modelli egizi e cretesi. La forma rettangolare deriva dal mègaron, la sala principale del palazzo miceneo. A partire dall'epoca arcaica, si scelsero materiali più duraturi, come il marmo, arricchiti da colori vivaci e si cominciarono a stabilire sia le dimensioni che le proporzioni delle singole parti e il tipo di decorazioni delle colonne e della trabeazione, la parte costituita da architrave, fregio e cornici, sulla quale, sui lati brevi, poggiava il timpano (spazio triangolre che andava a chiudere l'incrocio delle falde del tetto. All'interno del timpano era collocato il frontone che era talvolta arricchito da sculture di grandi dimensioni che si adattavano perfettamente allo spazio triangolare assecondando la forma attraverso le pose dei personaggi rappresentati. Marmi del Partenone - British Museum Arte Svelata - Il Partenone Ordini architettonici Il Teatro
- Paesaggio con montagne | ProfCasilli
LANDSCAPE WITH MOUNTAINS WITH INCREASING GRADATION OF INTENSITY Observing the landscape, Leonardo da Vinci realizes that the more distant mountains are, the clearer and less defined they appear. This phenomenon is called aerial perspective and you too can easily observe it. The cause of this phenomenon, as Leonardo already explains, is the presence of air between the eye of the observer and the object that is far away. In fact, so many corpuscles are suspended in the air which, when hit by the light of the sun, reflect the light. The farther the object is, the more this diffuse light interferes with our eye . The aerial perspective of the landscape in the painting Annunciation of the Virgin by Leonardo da Vinci PREPARATION OF THE WORKSPACE the sheet must be smaller than the media it should be glued with the paper tape making a frame all around the sheet should not be peeled off until the job it is finished and dry Execution To begin we prepare a sheet (a quarter of your rough drawing sheet is more than enough) glued to the support with paper-tape. Prepare the diluted blue color (prepare a good amount so you don't have to do it again in the course of work) Spread evenly across the paper and leave some white space for clouds only at the top of your sky. Let it dry Paint a mountain just below the clouds and work your way to the bottom of the paper. Let it dry again. Paint the second mountain (move the top a little so that it does not coincide with the previous one) After letting it dry, proceed with the subsequent drafts. As you can see, each draft appears a little more intense than the previous one: it is because the watercolor is transparent and each draft is added to the previous one. ATTENTION! When painting the different mountains, make sure that the top is always within the space already painted in the previous draft, otherwise your mountain will be 'cut' - one part will be lighter and another darker, ruining the final effect. NOTE: How to tell when the sheet is dry enough to work on it again Since this technique requires the use of a lot of water, it is normal for the sheet (especially if it is not watercolor paper of good thickness) to swell. It is precisely for this reason that before starting to paint we have to glue it to the support with a frame of paper tape all around. When the sheet dries, it returns to spread out. Also, by touching the sheet with your hand, you should feel it no longer wet and cold. Back to Watercolor Go to Dilution
- COMPITO PER LE VACANZE | ProfCasilli
COMPITO PER LE VACANZE Scrapbook delle vacanze estive COMPITO OBBLIGATORIO MINIMO 10 PAGINE🙃 scrap = n. frammento, pezzetto, ritaglio. Se ci pensi è una parola onomatopeica, cioé una parola che nasce da un suono, e in particolare, dallo strappare un foglio di carta scrapbook = n. libro di ricordi scrapbooking = n. tecnica con la quale si personalizzano le pagine di uno scrapbook Cos'è uno 'scrapbook'? Partendo dal significato della parola scrap possiamo cominciare a capire che lo scrapbook è un album creativo di ricordi. In rete si trovano tanti contenuti di esempio e guide per la realizzazione di uno scrapbook perché questo tipo di attività creativa è diventato un hobby molto diffuso. Lo scrapbook può diventare un modo per personalizzare un album di fotografie, ma può anche diventare un modo per raccogliere gli appunti di una materia: durante gli esami di quest'anno (2025) ho avuto modo di vedere gli appunti di storia della musica di alcune mie studentesse che avevo introdotto due anni fa alla pratica dello scrapbooking: veramente belli, piacevoli, leggibilissimi e che, secondo me, rendono piacevole lo studio. Cosa metto nel mio scrapbook delle vacanze? brevi racconti di esperienze vissute (viaggi, grest, incontri con gli amici, giochi,...) foto disegni che rappresentano luoghi e persone (al posto delle foto) biglietti di viaggio ingressi a luoghi visitati mappe e itinerari di viaggi o camminate trasformazione creativa di oggetti come bastoncini di ghiaccioli, cannucce, bottoni, graffette, ecc. stickers ritagli emozioni (brevi frasi, parole chiave, emoticon, ...) disegni liberi personaggi che ami disegnare da fumetti e manga animali immaginari (disegno, collage) disegni di fiori, piante, animali. .. dipinti collage mosaici progettazione di invenzioni fantastiche modelli di abiti inventati e creati con carte, ritagli di stoffa o anche solo disegnati texture decorazioni parole crociate (inventate o incollate) rebus caviardage (pagine scritte in cui cancello quasi tutte le parole e ne salvo solo alcune che possono comunicare un pensiero, un'emozione, un messaggio) sperimentazioni con ogni tecnica che conosci o ti inventi non ho nessuna idea... SCRAPBOOKING Prima di tutto ti voglio dire cosa lo scrapbook non è : non è un diario in cui raccontare per filo e per segno quello che hai fatto ogni giorno delle vacanze (sarebbe un compito di lingua e non un compito di arte) non è solo un album di foto (non vorrai spendere un patrimonio per stampare tutte le foto delle vacanze, vero?!?) non è un diario di viaggio, per cui serva andare in vacanza in luoghi speciali per poterlo fare non è un compito in senso stretto da fare di corsa prima di ritornare a scuola perché la profe ha detto che è obbligatorio e se non lo porto mi mette 4 sul registro ma allora cos'è? ma allora cos'è? ma allora cos'è? ma allora cos'è? è uno spazio creativo in cui ogni cosa è fatta per essere bella: scritte, disegni, composizione della pagina (cioè come distribuisco gli elementi in una pagina) è un album di ricordi del periodo delle vacanze è un luogo in cui creare delle attività quando mi annoio è un luogo in cui esercitare le tecniche apprese a scuola, ma anche in cui sperimentare cose nuove Cosa mi serve? Cosa mi serve? Cosa mi serve? Cosa mi serve? Ti scrivo un elenco di massima, il che non vuol dire che devi comprare tutte queste cose, ma che devi guardarti intorno e vedere che materiali hai a disposizione . Quel che non c'è si inventa . La parola d'ordine è spendere il meno possibile . un quadernino a quadretti o bianco (senza righe o quadretti) - oppure puoi costruire il tuo album con cartone, fogli colorati, carta da regalo per ricoprire la copertina, (se ti è rimasta da qualche regalo ricevuto), spago o nastrini per legare le pagine (in cui dovrai creare dei buchi) forbici colla nastro adesivo matita temperamatite gomma penne pennarelli matite colorate acquarelli ritagli di giornali o riviste depliant raccolti in viaggio o nel corso delle tue esperienze adesivi brillantini ..... ALCUNI ESEMPI
- Acquarello | ProfCasilli
WATERCOLOR The watercolor is an ancient technique of which we find evidence since the time of the ancient Egyptians and has continued to be used in all periods of the history of art, until today How are watercolor paints made? Watercolor paints are composed of only two elements: pigment (colored powder) and gum arabic, as a binder. Gum arabic is a natural resin produced by some acacia trees ( Acacia senegal and Acacia seyal), it is edible (used in cooking to make gummy candies) and dissolves in water. There are several preparations based on watercolor: colored pencils, chalks, pastels, watercolors in tubes and watercolors in tablets. Pencils, chalks and crayons are used for retouching, while for painting you use watercolors in tubes or tablets. BASIC RULES The watercolor is transparent white is the white of the sheet (if I want white areas I have to leave them at the start) if I superimpose different colors, they add up little pigment and a lot of water are used what it paints is water together with the FORCE OF GRAVITY it is painted by holding the support inclined to allow the water to slide downwards the brush guides the water downwards ( only the tip is used, without squeezing the brush on the sheet ) you never go back to a painted and still wet area (otherwise you create spots or take away the color already applied between one draft and the other you have to wait for the sheet to dry Materials and tools needed to paint in watercolor MATERIALS WATERCOLORS WATERCOLOR PAPER OR TEXTURED CARDBOARD F4 HARD BACKING (the back of a sketchbook or other hard cardboard) PAPER TAPE 2 WATER CONTAINERS WATER PALETTE OR CONTAINERS TO PREPARE THE COLORS ABSORBENT KITCHEN PAPER STRIP OF ABSORBENT COTTON SYRINGE (without needle) INSTRUMENTS WATERCOLOR BRUSHES (medium size 10) PREPARATION OF THE WORKSPACE the sheet must be smaller than the media it should be glued with the paper tape making a frame all around the sheet should not be peeled off until the job it is finished and dry Dilution Explanation and exercises Next Next Landscape with mountains explanation and example Next Next Gradations of intensity explanation and exercise Next Next Secondary color creation explanation and exercise Next Next Paesaggio con albero spiegazione ed esempio Next Next Paesaggio con alberi Paesaggio con alberi
- Embossing a mask | ProfCasilli
Let's make a mask with the embossing techmique MATERIALS drawing of the model to be reproduced (make your drawing using a pencil on a sheet of notebook or printer paper) anodized aluminum plate for embossment INSTRUMENTS pencil ballpoint pen pointed wooden skewer sushi stick teaspoon masking tape cotton swab notebook with normal cover (not rigid) soft towel (to be folded in four) Design of the mask drawing On the notebook sheet, vertically draw a rectangle of the same size as the plate that will be used for the embossing. (Never use cardboard sheets) Inside the rectangle, draw a smaller rectangle to create a 1 cm wide frame on all four sides. Draw a vertical line that divides the interior space into two equal parts Using the proposed images as an example, draw your mask (remember that the drawing must be done in pencil). Cut out the rectangle along the outermost edge (same size as the metal plate) OBSERVE: In the picture you can see that the subject has been designed inside the smallet rectangle. Nevertheless, the position is not totally correct. It is better to leave equal space on top and at the bottom of the rectangle; do the same on the right and on the left. The mask has been drawn by pencil, but the picture was taken after the image had already been transferred on the plate. EMBOSSING - Examples of the main technical passages REALIZATION TRANSFER OF THE DRAWING TO THE METAL SHEET: put the notebook, the ballpoint pen and the wooden skewer on the table place the aluminum plate on the notebook so that the silver side is visible place the rectangle of paper on the plate fix the rectangle of paper with the design with a piece of adhesive paper tape (about 3 cm) on the plate by folding the adhesive tape on the back of the plate itself. (Do not attach the drawing to the notebook: the plate must remain free, so that it can be turned during the work). Go over your drawing with the ballpoint pen, treading a little so as to create a groove in the plate corresponding to all the lines of the drawing. (Attention: in case you have blackened some spaces on your drawing, just go over the contours of the shapes anyway). Lift the sheet of paper and go over all the marks again with the wooden skewer to make the groove deeper. (Be careful not to use too much force: you could puncture the plate) To obtain a sufficiently deep mark, move your skewer back and forth in the groove already drawn: it is the repetition of this operation that will allow you to shape the plate without breaking it. STRAIGHTENING OF THE SHEET Turn the plate so you can see the copper side. Observe that the grooves you traced on the back of the plate appear in relief: the relief must be very well defined (at least a couple of millimeters). If the marks are not all well defined, turn the plate over and correct again. Turn the plate again from the right side (copper-colored side) and, using the tip of the skewer, make a well-defined mark next to the previous ones at a distance of one, maximum two millimeters. This operation is called straightening and serves to create a precise boundary of the parts that you will then go to emboss from the reverse. Starting from the outer profile of the mask, and using the flat part of the sushi stick, go to the outside of this second mark in order to define the profile of your mask well. If necessary, smooth the plate around the mask well using the cotton ball. (The plate around the mask must be perfectly flat. EMBOSSING Turn the plate so that you can see the silver back and, with regular and light movements, start to emboss the parts you want in your mask to appear in relief. For this you need to use a sushi stick. In larger areas you can use circular movements, in narrower ones, straight movements. Move the tip back and forth, as if you were coloring with a pencil. The aim is to create a deep space, which from the obverse will be in relief. You don't have to press too hard, either because you could break the plate, or because you don't have to create unnecessary marks. During this operation, turn the plate often and observe what you are doing: some areas will probably have to be more embossed than others (for example the central part of the nose, the cheeks and the lips). If you want to have very prominent areas, place the soft cloth folded in four on the notebook and go back to working exclusively in the affected areas. Be careful not to bend or crumple the plate. If you notice any imperfections, remove the cloth and, placing the plate straight side on the notebook, smooth it back around the mask, in order to restore the correct levels. Still working from the back (silver side), smooth the areas you embossed well with cotton. If you want to add textures or embossed marks, placing the plate on the notebook and using the skewer, draw them The mask should be finished at this point. BACKGROUND To give greater prominence to the work done, you can make a dotting on the surface of the plate outside of the mask you have just finished. Dotting can be made both from the front and from the back of the plate. 1. To perform the dotting you can use the spherical tip chisels (there are different sizes), the wooden skewer or, the tool that I prefer, the pencil with a not too sharp tip. 2. Place the plate with the mask on the notebook, from the verse you have chosen 3. With the pencil (or with the tool you have chosen) start to imprint in the plate some points by practicing a certain pressure so that the obtained relief is clearly visible. The points must be quite close, but according to your taste, you can achieve gradient effects by acting right on the frequency of the points. 4. Be careful to keep at a distance of at least a couple of millimeters from the embossed area. 5. Remember to cover the surface well, even on the corners of the plate. 6. When finished, strighten the plate once again by slightly pressing with your fingers the surface you have just dotted MOUNTING At this point we have to mount the plate on a cardboard larger than the plate on which we worked. To center the plate in the cardboard: 1. compare the dimensions of the plate with those of the cardboard and subtract from the dimensions of the cardboard those of the plate. Divide by two the two dimensions you have found. 2. With the pencil draw 4 points corresponding to the four corners of the plate in the correct position 3. Fix the plate on the cardboard with double-sided tape. Osserva come il disegno è stato attaccato alla lastra col nastro-carta (non sul quaderno perché devi essere libero di girare la lastra durante il lavoro. Attenzione! Il progetto realizzato da questo studente non ha tenuto conto di tutte le indicazioni: non è stato definito il rettangolo interno e l'immagine è posizionata molto in alto: sul lato inferiore rimane troppo spazio vuoto Ecco come appare il disegno nella fase del riporto: sollevando il foglio sulla lastra deve essere chiaramente visibile il contorno della forma, ma anche tutti i segni che hai progettato Qui vedi un'altro esempio di progetto nella fase del riporto. Come vedi, non tutti i segni sono chiaramente visibili. E' importante che tu stia attento affinché i segni, riportati sulla lastra, siano definiti da un segno marcato In questo esempio vedi come il livello di sbalzo cambia a seconda delle zone: il volto è leggermente sbalzato; alcuni segni decorativi e il profilo di occhi e bocca sono maggiormente sbalzati; la parte più aggettante (sporgente) è il naso. Qui la punta del naso risulta un pochino piatta. Si può ovviare a questo problema appoggiando la lastra su uno strato molto morbido: si può ripiegare molte volte il canovaccio o mettere più strati di cotone idrofilo l'uno sull'altro In questo esempio (come anche nel precedente) puoi osservare l'effetto finale dato dallo sfondo puntinato. Come vedi, la luce reagisce in modo diverso sulle parti liscie e su quelle caratterizzate da una texture. Lo sfondo realizzato in questo modo valorizza il soggetto Qui puoi vedere un esempio di lavoro finito, montato sul cartoncino. Per un buon risultato si deve essere precisi e puliti: sul cartoncino non ci devono essere segni a matita visibili o macchie e la lastra di rame deve essere perfettamente al centro e ben orientata. Anche una piccola inclinazione risulta visibile e disturba l'occhio GALLERY OF THE WORKS REALIZED BY THE THIRD COURSE STUDENTS AT iSTITUTO COMPRENSIVO OF MANERBIO (2021 - 2022) Back to 'Activities' Back to 'Overhang' Go to 'The Mask' Go to 'Jumping a fish'
- Avanguardie | ProfCasilli
THE AVANT-GARDE Impressionism had paved the way for an art that was increasingly freed from the rules, both from a technical and a content point of view. Artists increasingly try to stand out for a personal approach and their works are beginning to be more and more determined in the choice of subjects and technique, from their emotions and from a subjective vision of the world. The material, both pictorial and sculptural, becomes the protagonist and the constituent elements of the work of art - sign, shape, color - become more and more visible, so much so that the subject of the work becomes more and more a pretext for making art. 5cde-3194-bb3b-136bad5cf58d_ In this context, experiences of experimentation are born, such as the brief but intense one of pointillisme (pointillism) or those of the Fauves and expressionism. Artists often adhere to these new trends for a certain period, but then continue their own personal path in search of a personal distinctive trait and there are many artists who, although aware of the novelties of the art world, do not adhere to any movement and they dedicate themselves to personal research: for example Cèzanne, Van Gogh and Gauguin. Section Title This is a Paragraph. Click on "Edit Text" or double click on the text box to start editing the content and make sure to add any relevant details or information that you want to share with your visitors. Slide Title This is a Paragraph. Click on "Edit Text" or double click on the text box to start editing the content.
- Informativa sulla privacy | ProfCasilli
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- La maschera | ProfCasilli
The mask Noire et Blanche (1926) by Man Ray By Man Ray - Christie & # 039; s, Public Domain The theme of the mask is very interesting in the history of art. Its use has been witnessed since ancient times, but we also find it in contemporary art. The mask is a theatrical tool par excellence that allows you to take on a different identity. Sometimes its function is religious and magical and allows you to take on the role of someone who interprets natural forces or divinities that are made to intervene. during manifestations of a cult-religious nature. The mask hides and reveals hidden sides of the personality and, as Luigi Pirandello teaches us in his work One, no one, one hundred thousand , we often take on 'masks' to hide who we are and to please those around us making it very difficult to establish real relationships: ' You will learn the hard way that in the long journey of life you will meet many masks and few faces .' (the link, associated with the title of Pirandello's work, refers to a Google search page with the covers of the novel) Some examples of masks from antiquity to today The two masks, tragic and comic, of the Latin theater. Mosaic from the 1st century BC (Capitoline Museums) image of Carole Raddato from FRANKFURT, Germany (FollowingHadrian); Public domain examples of Greek theater masks Japanese Noh Theater Masks African masks on Pinterest Royal Ethnographic Museum of Africa - Tervuren (Belgium) Painted masks in the Japanese kabuki theater Sardinia - masks of the Mamuthones Venetian masks Picasso and the influence of African art on Cubism Mbangu mask; wood, pigment & fibers; height: 27 cm; by Pende people ; Royal Museum for Central Africa. Representing a disturbed man, the hooded V-looking eyes and the mask's artistic elements - face surfaces, distored features, and divided color - evoke the experience of personal inner conflict Pablo Picasso , Les Demoiselles d'Avignon, oil on canvas, 244 x 234 cm, Museum of Modern Art, New York Between the end of the Eighteen Century and the beginning of the Nineteen, ethnographic exhibitions about primitive cultures took place in various European cities. It seems that initially, the aim of these exhibitions was to highlight the superiority of the West over the colonized peoples and thus justify the 'civilizing' presence of European countries. However, it is precisely from the contact with the artifacts of these populations that an interest of the artists towards what, with a general term, we can define primitivism was born. The interpretation given by the artists appears rather influenced by the Illuministic thought of Jean Jacques Rousseau who argued that primitive populations lived in a state of nature in which man was happy and in authentic relationship with nature and society. According to this view, the modernization of society was the cause of inequality and unhappiness. It is good, however, to point out that the term 'primitivism' did not mean only an attention to African tribal art, but also to all forms of popular artistic or decorative expression. Following this myth, Gauguin left France to move to Tahiti, Matisse made several trips to Oceania, Modigliani and Picasso looked at African art, while Kandinsky referred to Russian folk art and, in a sense, many artists looked at Japanese art. Let's go back now to Picasso who surely had visited one of the ethnographic exhibitions that had been held in Paris. The comparison with the apparently crude and deformed interpretations of the human figure - particularly of the face, allowed Picasso to understand how to move away from the copy of reality (mimesis) in search of a new 'modern' dimension of art. So, the primitivism of African masks, together with the simultaneous vision, derived from Cézanne's artistic conception, allowed the birth of Cubism. I'll tell you about the Demoiselles d'Avignon - Didatticarte back to 'Activities' go to 'Overhang of a mask'
- Caspar David Friedrich | ProfCasilli
Caspar David Friedrich (Greifswald, September 5, 1774 - Dresden, May 7, 1840) Friedrich is a German artist. From the point of view of technique, his painting is very close to that of neoclassical painters, but the themes of his paintings are deeply romantic: endless expanses of sea, tragic events such as shipwrecks, landscapes with Gothic ruins. Georg Friedrich Kersting, Caspar David Friedrich in his study (ca.1819) Georg Friedrich Kersting's painting is a portrait in which we see Friedrich at work in his studio in Dresden, a beautiful German city located along the Elbe River. Friedrich is stationary in front of his easel and holds a palette and a long rod in his hand, a fundamental tool for the painters of the time that allowed him to rest the wrist of the hand and maintain a subtle and perfectly controlled sign. The studio is very bright and overlooks the large navigable river, populated by small and large boats. Next, the map of Germany's largest island, Rügen, overlooking the Baltic Sea. Many of Friedrich's paintings are set here: by clicking on the image you can access the Google map where you can see many images of the coast with very high white cliffs overlooking the infinite expanse of the sea. Caspar David Friedrich, The white cliffs of R ü gen (1818), Oskar Reinhart Am Römerholz Collection, Winterthur, Switzerland Google Arts & Culture - Friedrich Monk by the sea (1808 - 10) Caspar David Friedrich, Monk by the Sea (1808-10) oil on canvas (110 x 171.5 cm), Alte Nationalgalerie, Berlin The painting immediately strikes us for the empty space and the very small size of the only character present. It is clearly a representation of the sublime : the painting has a horizontal development; most of the painting is occupied by the sky of dawn with a thick dark fog that still thickens above the very dark sea moved by some ripples. The monk is on a promontory from which he contemplates the immensity that surrounds him. The size of the character highlights the mood: in front of the spectacle of nature, the monk feels small. The painting is large (171.5 cm) and being in front of it, the observer is captured by this immense space. The dark colors underline, once again, the quite dramatic mood of the monk: nature is strong and dominant and man knows he has no power over it. Caspar, David Friedrich, The Sea of Ice ( The Shipwreck of Hope ), 1822 oil on canvas (98 x 128 cm) Kunsthalle, Hamburg (Germany) Let's look at the picture In the background we see a wasteland, cold and icy, accompanied by a livid sky that seems almost an impenetrable wall, while the first floor is dominated by shattered ice sheets, which for the colors used could seem like the rubble of a building. The light is clear, the painting clear, so much so that the first impression could be that of being in front of a photograph. In the structure of the work, we see that a group of plates in the background has a prevalent diagonal direction from right to left. The set of slabs forms a sort of pyramid, which however is a far cry from the straight pyramid which was the preferred structure of Renaissance artists. This pyramid has an inclined height, which rather reminds us of the diagonal compositions of the Mannerist period and which is taken up by another ice pyramid, with the same inclination, which is in the background. In front of the slabs oriented to the left, we see a series of smaller plates oriented in the opposite direction, creating the impression of a rotating movement around the central axis of the painting. The title of the work speaks of a shipwreck, but where is the ship? To identify it we must carefully scrutinize the work and, only with difficulty, we can recognize more or less large fragments of a darker material that are what remains of a sailing ship crashed by impact with the pack ice. Nature, powerful and destructive, even when represented by an inert form such as an ice sheet might appear, has inexorably claimed its victims. The work is inspired by the artist from one of the numerous shipwrecks of ships that had long been engaged in expeditions in search of the mythical 'north-west passage', a route that was supposed to connect the Atlantic Ocean to the Pacific Ocean in the Northern hemisphere passing through the Arctic archipelago of Canada, within the Arctic Ocean. There had been so many failures, yet these explorers continued for years to heroically pursue their goal. The subject of the painting, therefore, is not a simple pictorial restitution of reality, but is the representation of a 'stepmother' Nature , fundamentally hostile, against which man, even in his finitude, exercises his heroic qualities of resistance and perseverance. , even when everything seems doomed to failure. Alongside this, the sense of the sublime also emerges, of that sensation of total absorption and dismay in the face of the strength and power of nature. Caspar David Friedrich, Wanderer on the Sea of Fog (1818), oil on canvas (95 x 75 cm), Hamburger Kunsthalle in Hamburg Wanderer on the Sea of Fog (1818) Always dear to me was this hermitage hill, and this hedge, which goes so far of the last horizon the gaze excludes. But sitting and looking, take it forever spaces beyond that, and superhuman silence, and very deep stillness in my thoughts I pretend, where for a little while the heart is not afraid. And like the wind I hear rustling among these plants, I that one infinite silence to this voice I am comparing: and I remember the eternal, and the dead seasons, and the present and alive, and the sound of her. So between this immensity drowns my thought: and shipwreck is sweet for me in this sea. Selected poems: GIACOMO LEOPARDI, The infinite, May 28, 1819 (Canti, XII). video- Alessandro Baricco explains Leopardi's Infinity Look at the picture : the format is vertical, to leave more space for the landscape that unfolds before the eyes of the protagonist. We see him from behind and we don't know who he is. We sense that he is a young man in good physical health who has climbed a mountain path until he reaches a spur of rock on which he has climbed to be able to look at the valley below him. You don't see much: the top of some mountain with some trees that give us the measure of things; everything is immersed in the fog, a fog that moves like the waves of a sea and in this sea the mountain tops look like islands. In the distance other mountains, less steep, and behind them, still others, more and more tenuous in colors ... they seem made of air. The protagonist of the painting is not a historical figure and does not even represent a person of an important social class. Yet, he is in all respects a heroic character: the bearing is proud, the pose is that of someone who is the master of his own life. Alone, like all romantic heroes, he contemplates in front of him a wide, luminous, even if mysterious landscape. Thus it is the hero who dedicates his life to achieving a goal and leaves behind everything that could distract him from this goal. This work has always been associated with Leopardi's poem Infinity, written only a year after the painting was made. These two works are inspired by the same romantic spirit, by the irresistible attraction for the limit that separates the ordinary finiteness of human life from being part of something greater, even at the cost of getting lost. Torna a Romanticismo
- Arte contemporanea | ProfCasilli
CONTEMPORARY ART _cc781905-5cde Second-3194-bb3b-136bad5c many artistic experiences are born after World War II Some of these are gathered around groups of artists and movements, but there are also many artists who move independently, in search of new ways that can tell the world following an event so shocking as to mark a sort of watershed in the history of 'humanity. A first observation that we can make concerns the fact that the art world, in a certain sense, splits in two: on the one hand, the artists who continue to express themselves through iconic images (that is, they represent recognizable subjects); on the other, the artists who use aniconic forms (abstract and informal) in which it is increasingly difficult to find connections with reality. The motivation that pushes many artists in this direction is the prevalence of a river of emotions aroused by the experience of the war. The priority of these artists is to express their emotions and not to send messages. abstract art ART CONTEMPORARY Figurative art Trend SYMBOLIC Index of artists and movements INFORMAL ART Morocco POP ART Brazil BODY ART Scotland RESEARCH OF MATERIALS Scotland LAND ART Scotland VIDEO ART Scotland ABSTRACT ART Morocco OP ART Scotland BODY ART Scotland HYPERREALISM Scotland ENVIRONMENTAL ART Scotland KINETIC ART Scotland PERFORMANCE ARTS Scotland CONCEPTUAL ART Scotland MINIMALISM Scotland STREET ART Scotland Section Title This is a Paragraph. Click on "Edit Text" or double click on the text box to start editing the content and make sure to add any relevant details or information that you want to share with your visitors. Slide Title This is a Paragraph. Click on "Edit Text" or double click on the text box to start editing the content.
- Attività | ProfCasilli
ACTIVITIES In this section you will find information on the techniques and activities proposed in class.
- L'arte romana | ProfCasilli
Roman art Page Title The history of Rome goes from 753 BC (year of the mythical foundation by Romulus) to 476 AD (fall of the Roman Empire at the hands of Odoacer) ._ cc781905-5cde-3194-bb3b- 136bad5cf58d_ In the first two centuries Rome was governed by a monarchical system followed by a long republican period which lasted until the end of the first century BC. charges were concentrated in the hands of Octavian who chose the title of Augustus (= the one who possesses the authority), starting the imperial era . L'eredità degli Etruschi Nella penisola italica si erano stanziati diversi popoli fin dal Paleolitico che avevano dato origine a civiltà differenti. Mentre i Greci, nell'VIII secolo a.C., colonizzavano quei territori dell'Italia meridionale e della Sicilia che avrebbero preso il nome di Magna Grecia, e mentre in Sardegna si sviluppava la civiltà nuragica, tra Emilia-Romagna, Lazio e Toscana, gli Etruschi dettero vita ad una cultura originale, pur con influenze greche. L'origine di questo popolo è ancora oggetto di indagini: sebbene ci restino notevoli testimonianze materiali, la loro lingua scritta è stata decifrata solo in parte, o meglio, i testi scritti che ci sono arrivati contengono per lo più elenchi di nomi, cariche onorifiche, nomi di divinità o di festività religiose. Mancano invece testi più complessi che raccontino la vita e la cultura di questo popolo. Sappiano che erano organizzati in città indipendenti governate da un signore che prendeva il nome di lucumone ; erano accomunate da lingua, religione e costumi. Il momento di massimo splendore di questa civiltà si ebbe tra il VII e il VI sec. a.C. quando impose il proprio dominio su Roma. Tra i famosi sette re di Roma troviamo infatti Tarquinio Prisco , Servio Tullio e Tarquinio il Superbo , tutti di origine etrusca. Gli Etruschi svilupparono conoscenze tecniche che verranno largamente impiegate dai Romani e il popolo stesso si fonderà con quello romano. Esperti nella lavorazione del ferro , e più in generale dei metall i, ricordiamo che frequentarono i nostri territori per procurarsi il ferro proveniente dalla Valle Trompia che veniva scambiato con vari prodotti; primo tra tutti il finissimo vasellame caratteristico di questa civiltà: il bucchero, una ceramica sottilissima di colore nero ottenuta con un procedimento particolare in assenza di ossigeno. Si distinsero nel campo che oggi chiameremmo dell'ingegneria idraulica progettando sistemi di bonifica di territori paludosi, deviazione di fiumi, costruzione di canali artificiali, gallerie, pozzi, cisterne, acquedotti, sistemi di scolo dell'acqua piovana, fognature e strade, L'invenzione per la quale sono sicuramente più conosciuti è l 'arco a tutto sesto con cui realizzarono porte di città e ponti. Perugia, la Porta pulchra parte delle antiche mura della città e una porta etrusca perfettamente conservata e tutt'ora utilizzata. (seconda metà del III sec. a.C.) Canino (Viterbo), Ponte dell'arcobaleno (anche detto del diavolo), costruito dagli etruschi nel III sec. a.C. In campo artistico gli Etruschi eccellono nella terracotta con cui realizzano grandi statue, sarcofagi e le decorazioni dei frontoni dei loro templi. Apollo di Veio, terracotta, altezza 180 cm, VI sec. a. C.; Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma) Sarcofago degli sposi (VI sec. a.C.), terracotta, 140 x 220 cm, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma Frontone del Tempio di Talamone (150 a. C.), Terracotta; Museo Nazionale Archeologico di Firenze Molto particolari sono i 'canopi etruschi ', vasi funerari utilizzati nelle sepolture ad incinerazione (i vasi, cioè, contenevano le ceneri dei defunti). Questi vasi erano caratterizzati da una copertura che rappresentava una testa umana. Talvolta, il vaso era accompagnato anche da braccia e poteva essere collocato su una specie di trono. Le teste potevano essere accompagnate da elementi metallici come orecchini e talvolta sul volto venivano aggiunte delle maschere. Sempre rimanendo nel campo della terracotta, famosissimi sono i buccheri . Si tratta di una particolare varietà di vasi di colore nero e di forme varie. Una caratteristica particolare di questi vasi è la sottigliezza delle pareti . Il colore nero deriva da un particolare tipo di cottura in assenza di ossigeno . Questo tipo di cottura trasformava l'ossido ferrico contenuto nell'argilla in ossido ferroso, una vera e propria reazione chimica che modificava la terracotta anche all'interno e non solo in superficie. Gli etruschi amavano molto il bronzo, ma si trattava di un materiale prezioso, quindi inventarono questo particolare procedimento per creare degli oggetti che sembrassero fatti di bronzo. A sinistra la molecola di Ossido ferrico (Fe2O3); a destra la molecola di ossido ferroso (FeO) Chimera di Arezzo, bronzo (IV sec. a. C.); Museo Archeologico Nazionale di Firenze Museo Civico Archeologico di Bologna Lupa Capitolina, bronzo (V sec. a. C.), lunghezza 75 cm; Musei Capitolini di Roma Museo Nazionale Archeologico di Villa Giulia, Roma Necropoli di Cerveteri La città romana La città romana replica l'organizzazione del castrum , cioè dell'accampamento militare romano. È suddivisa da strade che si incrociano ad angolo retto. Le strade che vanno da nord a sud si chiamano cardi , mentre quelle che vanno da est ad ovest si chiamano decumani . Al centro della città romana si incrociano il cardo massimo e il decumano massimo . Nel punto di intersezione c'è la piazza del foro con gli edifici più importanti della città. La piazza del foro è chiusa da un lato dall'edificio della basilica , disposta in orizzontale. Sul lato opposto, generalmente c'è il tempio . La piazza del foro è generalmente circondata da portici sotto i quali si aprono botteghe in cui si possono trovare merci provenienti dalle diverse parti dell'impero. Sono generalmente merci preziose. La Piazza del Foro di Brescia (Brixia) Capitolium Teatro Decumano massimo (Via Musei) Portici del Foro Basilica Ricostruzione della Piazza del Foro di Brixia La basilica romana Edificio rettangolare che chiudeva la piazza del foro. ingresso sui lati lunghi dell'edificio absidi sui lati corti file di colonne che dividono lo spazio in navate Edificio di uso civile : la basilica è una piazza coperta usata per incontrarsi e fare affari; è anche la sede del tribunale dove l'imperatore o i suoi rappresentanti amministrava la giustizia. In una delle absidi stava la statua dell'imperatore ; dal lato opposto c'era un seggio su cui si sedeva l'imperatore (o un suo rappresentante) durante i processi. Basilica Ulpia: chiudeva il lato nord-occidentale del Foro di Traiano La casa romana Meraviglie - Villa Adriana dal minuto 00:43 I Romani hanno diverse tipologie di abitazioni: la villa , che è sostanzialmente una casa di campagna circondata da terreni produttivi. Una parte era dedicata all'abitazione del proprietario, mentre il resto era destinato alle attività produttive e come abitazione degli schiavi che coltivavano i campi e allevavano gli animali l'insula , che corrisponde ad un 'condominio' popolare in cui vivevano le persone meno ricche che non potevano permettersi di costrursi un'abitazione indipendente; a seconda della disponibilità economica, coloro che abitavano nell'insula potevano occupare una o più stanze. Vi erano, inoltre, spazi comuni e negozi, collocati al piano terra con apertura sulla strada. A causa dei frequenti incendi, agli abitanti dell'insula era proibito cucinare nelle proprie stanze. Si cucinava generalmente nel cortile interno. la domus , è invece una casa patrizia di città. La domus è un edificio generalmente a due piani . Non è decorato all'esterno, ma anzi è nascosto, poco appariscente e, al piano terra, privo di finestre che possano dare sulla strada per garantire la riservatezza della famiglia. La descrizione che segue si basa essenzialmente sulla cosiddetta Domus di Dioniso , una delle due abitazioni patrizie che fanno parte del percorso museale di Santa Giulia a Brescia . Il Monastero di Santa Giulia e San Salvatore costruito da Desiderio, ultimo re dei Longobardi nel 753 d.C., sorge infatti su un quartiere patrizio composto da diverse domus che si dispiegano per ben 10.000 metri quadrati sotto tutto il complesso museale, lungo l'antico decumano massimo, strada orientata da est ad ovest. Alla Domus di Dioniso si accede attraverso un cardo minore (strada orientata da nord a sud). Domus di Dioniso, Brescia Domus delle Fontane, Brescia Sulla facciata della domus si aprono a destra e a sinistra due tabernae , cioè due negozi. Questi ambienti non comunicano con l'interno della casa. Tra le due tabernae ci sono le fauces , cioè l'ingresso della domus. Il termine latino indica la bocca (in italiano rimangono i termini 'fauci' - bocca di un animale feroce e 'foce' - la parte terminale del fiume che si getta in mare). L'ingresso alla casa è protetto da un portone di legno. Il cuore della casa romana è l'atrio , una stanza solo parzialmente coperta da un tetto spiovente (compluvium), spesso sorretto da colonne. Si ha quindi una stanza con un portico che gira tutto intorno e che ha un'apertura centrale che permette alla pioggia di essera raccolta in una vasca profonda solo pochi centimetri (impluvium ) collegata ad una cisterna che si trova nel piano interrato. La cisterna permette di conservare l'acqua e di tenerla fresca anche d'estate. Questo sistema di accumulo dell'acqua era molto importante perché era spesso la sola acqua che avevano a disposizione per tutti gli usi. L'atrio è anche l'unica fonte di aria e luce naturale delle stanze che lo circondano al piano terra. Il termne che dà il nome a questa stanza viene da un aggettivo latino (ater ) che vuol dire scuro. Sembra strano dal momento che è la stanza più luminosa della casa. Il motivo di questo nome è legato al fatto che nell'atrio è collocato un fuoco dedicato alla dea Vesta , protettrice della casa, che rimane sempre acceso. Di giorno è compito della matrona, la padrona di casa, tenerlo acceso, mentre di notte se ne occupa una schiava. Sempre nell'atrio è generalmente collocato il lararium , un piccolo tempio domestico caratterizzato da colonnine sormontate da un timpano e dotato di porticine che potevano essere chiuse. Nel larario ci sono piccole statue di divinità cui gli abitanti della casa erano devoti. Piccole lucerne erano accese in onore delle divinità. Sempre nell'atrium era presente anche un armadio in cui erano conservate le maschere funerarie in cera che riproducevano il volto dei parenti defunti. Le maschere erano identificate con dei cordoncini rossi cui erano legate delle targhette col nome degli antenati) Sull'atrio si aprono altre stanze: quelle il cui pavimento era semplice, non decorato, erano stanze di servizio, utilizzate dagli schiavi; quelle col pavimento a mosaico erano invece riservate alla famiglia padronale. Il tablinum era una stanza con una grande apertura rivolta verso l'atrium: nel tablinum c'è un tavolo e possiamo dire che si tratta di una stanza polifunzionale. Nel tablinum, infatti, la mattina si radunava la famiglia per la colazione; dopo colazione diventava lo studio del padrone di casa che qui riceveva le persone che volevano parlare con lui. In questa stanza c'era una cassapanca contenente i documenti importanti della famiglia. sull'atrio si apre anche la stanza più grande e più ricca della domus romana, il triclinium . Il triclinio è la sala dei banchetti in cui vengono collocati i letti triclinari su cui i romani mangiano in posizione semi-sdraiata. Al banchetto partecipavano uomini e donne. Queste ultime, però ad un certo punto si ritiravano nel tablinum, dove continuavano a stare insieme con le ospiti. Accanto al tablinum c'era una culina (= cucina), spesso collegata, come a Brescia, con una dispensa. La culina aveva un'apertura nel soffitto da cui si faceva uscire il fumo. Nella Domus di Dioniso, di Brescia la culina è anche il luogo in cui si alimenta il sistema di riscadamento a pavimento della camera da letto padronale. Il riscaldamento ad ipocausto prevede che il pavimento della stanza sia più alto e sostenuto da una serie di colonnine fatte di mattoni. In questa intercapedine si faceva passare aria calda che saliva anche attraverso le pareti che contenevano delle sorte di tubature che permettevano così di riscaldare anche le stanze vicine. La camera da letto (cubiculum ) conteneva solo il letto, una cassapanca e un armadio. La struttura della domus al piano terra era generalmente fatta di pietra o mattoni; una scala collegava il piano terra col primo piano sul quale si trovavano altri ambienti. Il secondo piano era generalmente costruito in legno. Alcune case avevano anche un cortile interno circondato da un portico sostenuto da colonne (peristilio) al centro del quale c'era un piccolo giardino. Talvolta la casa aveva un vero e proprio viridarium - un ampio giardino con alberi, sotto i quali rilassarsi nel periodo estivo, alberi da frutto e un orto con piante utilizzate in cucina e per uso medicinale. La Domus delle Fontane , molto più grande della Domus di Dioniso, è dotata di molte più stanze tra cui diversi triclini, stanze da letto riscaldate, un nynphaeum (sorta di giardino interno con piante in vaso e una fontana molto scenografica caratterizzata da mosaici in pasta di vetro blu e conchiglie) un grande viridarium. Il teatro L'anfiteatro Le terme L'acquedotto Le latrine Il Pantheon Pantheon in 3D - Flipped Classroom Pantheon visita virtuale Il Pantheon è un tempio dedicato a tutti gli dei ; si trova a Roma e ci è arrivato praticamente intatto. L'imponente portone d'accesso in bronzo è ancora quello originale di epoca romana. Davanti all'ingresso c'è un pronao rettangolare ottastilo, che presenta, cioè, otto colonne nella parte frontale. Le colonne monolitiche sono in granito egizio, sono lisce e sono sormontate da capitelli corinzi su cui poggiano la trabeazione e il timpano. Il tempio vero e proprio ha pianta circolare , ispirato ai grandi mausolei funerari degli imperatori . L'interno, pavimento e pareti, è arricchito con lastre di marmi colorati con motivi geometrici. La cupola è realizzata in un pezzo unico grazie al calcestruzzo leggero, inventato dai romani, in cui è presente la pozzolana - pietra leggera di colore rosso e di origine vulcanica. Al centro della cupola a cassettoni c'è una grande apertura, l'oculo ' che permette l'accesso della luce naturale. 1/13 Ara Pacis Ara Pacis - visita virtuale L'Ara Pacis Augustae (Altare della pace di Augusto) è un antico altare fatto costruire a Roma nel 9 a.C. dal primo imperatore romano Augusto, dedicato alla Pace (in latino Pax, intesa come divinità). Originariamente posto in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie, il luogo era emblematico perché posto a un miglio romano (1.472 m) dal pomerium, limite della città dove il console di ritorno da una spedizione militare perdeva i poteri ad essa relativi (imperium militiae) e rientrava in possesso dei propri poteri civili (imperium domi). Questo monumento rappresenta una delle più significative testimonianze pervenuteci dell'arte augustea e intende simboleggiare la pace e la prosperità raggiunte come risultato della Pax Romana. L'Ara Pacis, il trionfo di Augusto - Storica - National Geographic Nel Medioevo l'Ara Pacis, come molti altri monumenti di epoca romana, fu usata come una "cava di marmo": il marmo venne utilizzato per fabbricare altre costruzioni. Verso la metà del 1500 ci fu la prima riscoperta in tempi recenti dei resti dell'Ara Pacis, ritrovata sotto un palazzo a poche centinaia di metri a sud est di dove il monumento fu in seguito ricostruito e restaurato. I marmi decorati a bassorilievo entrarono a far parte di importanti collezioni (a Firenze nelle collezioni medicee poi confluite nella Galleria degli Uffizi; un frammento si trova ora al Museo del Louvre di Parigi e un altro ai Musei Vaticani). Seguirono nei secoli successivi diverse campagne di scavo e progetti di ricostruzione dell'antico monumento. Il museo dell'Ara Pacis e la ricostruzione del monumento, attualmente visitabile, vennero completate nel 2006 su progetto di Richard Meier. Saturnia Tellus (l'età di Saturno ) è una complessa allegoria di una mitica terra dell'Età dell'oro. Si tratta di una delle decorazioni a bassorilievo meglio conservate dell'Ara Pacis. Il rilievo rappresenta una grande figura femminile seduta con in grembo due putti e alcune primizie. Ai lati si trovano due ninfe seminude, una seduta su un cigno in volo, simbolo dell'aria, e l'altra su un drago marino, simbolo del mare; questi due animali evocano la serenità della pace in terra e in mare. Anche il paesaggio ha elementi allegorici: a sinistra è fluviale, con canne e un'oinochoe (anfora) dal quale fluisce l'acqua, al centro è roccioso con fiori e animali (una giovenca accasciata e una pecora che pascola), mentre a destra è marino. L'interpretazione della scena non è univoca: la figura centrale potrebbe essere una Venere Genitrice o una personificazione dell'Italia, o forse ancora della Pax: forse queste interpretazioni erano fuse in un'ideologia ambivalente della Pax Romana dell'epoca di Augusto. La colonna traiana La colonna Traiana - romanoimpero.com Trajan's Column - National geographic Mausolei monumentali Mausoleo di Augusto Mausoleo di Augusto - Ulisse Mausoleo di Adriano - Castel Sant'Angelo Pompei ed Ercolano Brixia Google Maps - via dei Musei, 59 Archeo3D'Italia - Alla scoperta di Brescia Capitolium - L'area archeologica del Tempio Capitolino di Brescia Scavi archeologici testimoniano che già nel terzo millennio a. C. a Brescia c'erano degli insediamenti abitativi. La prima popolazione attestata nella città è quella dei Liguri, una popolazione pre-indoeuropea che in antichità occupava un territorio molto più vasto dell'attuale Liguria che si estendeva dalla regione costiera e montuosa della Provenza fino all'attuale Toscana. I primi insediamenti dei Liguri si trovavano sul Colle Cidneo, in una posizione favorevole per la difesa. Il nome del colle viene fatto risalire al re Cydno, figlio di Ligure, mitico fondatore della civiltà di questa popolazione. Sul Colle si sono poi avvicendati insediamenti Pompei Ercolano Oplontis Stabia Boscoreale La scultura romana Augusto di Prima Porta (I secolo d.C., marmo, altezza 204 cm; Musei Vaticani Gli archeologi trovarono la statua di Augusto di Prima Porta il 20 aprile 1863 presso la Villa di Livia. L’abitazione di Livia Drusilla, moglie di Augusto era costruita nei pressi di Prima Porta. Forse l’autore che oggi rimane sconosciuto era uno scultore greco. La statua di Augusto si trova ai Musei Vaticani presso Città del Vaticano. Augusto è raffigurato in piedi con il braccio destro alzato. L’imperatore indossa una lorica , una corazza da legionario molto decorata sul davanti. Sotto la corazza porta poi una tunica corta militare. Augusto inoltre indossa un paludamentum cioè un mantello intorno ai fianchi. Un lembo del mantello è portato sul davanti e ricade sulla mano sinistra. L’imperatore sempre nella mano sinistra impugna una lancia . Un bambino che rappresenta Eros a cavallo di un delfino è scolpito vicino alla gamba destra. La posa assunta dell’imperatore era tipicamente utilizzata per richiedere il silenzio prima dell’incitamento dell’esercito in battaglia (allocutio ). L’Eros che compare ai piedi della statua di Augusto è un simbolo della nascita della dea Venere che sorse dalle acque . Questo particolare ricorda l’ascendenza di Augusto che apparteneva alla gens Iulia . L’imperatore, quindi, vantava una diretta discendenza da Venere. La dea, infatti, era madre di Enea che a sua volta era padre di Ascanio o Iulo. La statua è propagandistica, cioè serve a rafforzare l'idea del potere politico dell'imperatore. I Romani realizzavano statue di questo genere in tutte le città dell'impero, in modo che ovunque si ricordasse chi deteneva il potere. I rilievi che decorano la lorica di Augusto fanno riferimento alla storia e all’ideologia dell’Imperatore. In alto è raffigurata la personificazione del caelum. Al di sotto poi vola la quadriga del Sole. Verso destra si trova poi la luna che è quasi del tutto coperta da Aurora. Al centro della lorica si trovano due personaggi. Si tratta del re dei parti, Fraate IV che restituisce le insegne sottratte ai Romani dopo la sconfitta di Crasso. Forse il generale romano che è accompagnato da un lupo è Tiberio che partecipò alla campagna contro i Parti. Il paludamento indossato dall’Imperatore era solitamente portato col parazonium che rappresentava il simbolo del generale romano in comando all’esercito. La corazza indossata da Augusto era realizzata nella realtà in pelle con inserti in metallo. Nella statua risulta però molto aderente e fa risaltare le masse muscolari del corpo. L’animale che accompagna il generale romano raffigurato al centro della lorica è probabilmente una Lupa che era il simbolo di Roma. Secondo altri storici si tratta invece di Augusto o di Marte dio della guerra. Ai lati della lorica si trovano due donne che stanno piangendo. Quella di destra porta in mano uno stendardo sul quale è rappresentato un cinghiale e la carnix , la tromba celtica a forma di drago. La donna di sinistra invece sembra sottomessa e porge un parazonium. Forse la prima donna rappresenta le tribù celtiche del nord-ovest della Spagna, gli asturi e i cantabri. Augusto aveva conquistato queste popolazioni. Secondo un’altra ipotesi rappresenta invece la Gallia che l’imperatore Augusto aveva riorganizzato e pacificato tra il 12 e l’8 avanti Cristo. La seconda donna invece porta un’arma, quindi, potrebbe rappresentare le tribù germaniche che abitavano tra il Reno e l’Elba. Sotto le figure delle donne sono presenti Apollo su un grifone e Diana seduta su un cervo. In basso, infine, si trova la dea Tellus che è simbolo di fertilità e tiene in mano una cornucopia colma di frutta. Vi sono anche due neonati che afferrano la veste della dea. I neonati che si reggono alla veste della dea ricordano le figure della Tellus Mater dell’Ara Pacis. I ritratti romani sono molto realistici perché tramandano l'immagine di persone realmente vissute. I segni del tempo e della vita sono considerati molto importanti: un uomo raggiunge una certa posizione sociale grazie al proprio carattere e grazie a tutta una serie di esperienze anche molto difficili che lasciano il segno sul corpo. Ritratto di Silla (I sec. a. C.), marmo; Museo Nazionale Archeologico di Venezia Ritratti della Collezione Torlonia