Khaled al Asaad, il custode di Palmira
- Silvia Casilli
- 9 feb 2022
- Tempo di lettura: 2 min

Il nome di Khaled al Asaad, importante archeologo siriano, responsabile del sito archeologico di Palmira, è noto ormai in tutto il mondo a causa della sua tragica ed eroica morte per mano dello Stato Islamico durante la guerra civile siriana.
Nel 2015, verso la metà di luglio, viene catturato da un gruppo di jihadisti che si erano impadroniti degli scavi di Palmira e viene torturato perché rivelasse dove erano stati nascosti i tesori archeologici della città, patrimonio UNESCO dal 1980. Il 18 agosto viene decapitato senza aver rivelato dove i tesori di Palmira erano custoditi. La notizia fa il giro del mondo e in molti musei viene esposto un drappo nero in segno di lutto. Nella foto, il drappo esposto presso il Museo di Santa Giulia a Brescia.

Questa storia getta luce sul triste capitolo dei pericoli cui le opere d'arte e il Patrimonio UNESCO sono sottoposti. Non solo lo scorrere del tempo, il cambiamento climatico o eventi straordinari minacciano il nostro patrimonio culturale, ma anche eventi terribili come le guerre possono metterlo a rischio. In un certo senso ci addolora, ma possiamo comprendere come un bombardamento possa portare alla distruzione di un'opera. Si tratta di un evento 'fortuito', non voluto. Più difficile è accettare, come in questo caso, la volontà di distruggere un patrimonio culturale allo scopo di cancellare la storia, perché questo è ciò che è accaduto in Siria. Daesh, infatti, ha sistematicamente rubato e venduto sul mercato nero mondiale opere d'arte e reperti archeologici per finanziare la propria guerra e ha sistematicamente distrutto tutto ciò che non avrebbe potuto vendere. Per sostenere questa distruzione si è fatto riferimento all'Islam e al divieto di rappresentare figure umane, giustificando in questo modo una distruzione che aveva lo scopo di annientare la memoria culturale dell'identità di un popolo, in modo da fiaccarlo e costringerlo ad accettare l'unica realtà possibile: quella imposta dal nuovo 'governo'.
Forse ora ci rendiamo conto che difendere il patrimonio culturale non è soltanto una questione per addetti ai lavori, per storici, archeologi o appassionati d'arte. Forse cominciamo a capire perché nel prologo della Costituzione dell'UNESCO c'è scritto che 'poiché la guerra nasce dalla mente degli uomini, è nella mente degli uomini che si devono costruire le difese della pace'. Distruggere la memoria culturale di un popolo, vuol dire distruggerne l'identità e vuol dire anche poterne giustificare lo sterminio.
Riporto il link ad un interessante progetto portato avanti dal Liceo Leonardo da Vinci di Fiumicino che ha realizzato un giardino dei giusti, tra i quali è annoverato anche Khaled al Asaad.
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